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Si è perso il Milan e il Milanismo. Basta agli applausi dopo una sconfitta

Francesco Aliperta Redattore 
Il Milan perde contro il Napoli e affonda sempre di più. Dov'è finito il Milanismo? I rossoneri non sono più quelli di una volta

Il Milan perde la sfida contro il Napoli e dice addio alla corsa Scudetto. Non che sperassimo in una lotta a denti stretti per la vetta, le lacune tecnico-tattiche sono evidenti, ma in cuor nostro confidavamo nel rimanere al lato della battaglia almeno fino a fine stagione. La realtà, invece, dice che i rossoneri hanno già cancellato e sostituito un possibile obiettivo. Dal tricolore, conclamato fin dalle primissime conferenze della stagione, alla speranza di qualificarsi quantomeno alla prossima Champions League. C'è tanta amarezza.

Tra sfortuna, alcuni infortuni, e un peso politico che non c'è, basta rileggere quanto accaduto con la sfida al Bologna, il Milan si trascinerà fino a giugno; un mese nel quale, ovviamente, si tireranno le somme. Qualcuno pagherà per le proprie colpe? Qualcuno confesserà i propri errori? Ad oggi crediamo proprio di no.

Un disastro rossonero

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Proprietà, dirigenti, calciatori e tecnico: sia chiaro, nessuno può vantare scuse che tengano. Il Milan fa acqua da tutte le parti, sia in campo che fuori. La sconfitta contro il Napoli è apparsa molto avvilente. Gli Azzurri di Conte, possiamo dirlo ora che li abbiamo visti con i nostri occhi a San Siro, non sono assolutamente superiori al Milan e alle altre squadre che concorrono per lo scudetto, ovvero Inter e Juventus. Il Napoli, però, ha tutto ciò che i rossoneri non hanno: fame, voglia, cattiveria e volontà. La prestazione dei partenopei è stata molto umile, forse anche troppo: 4 tiri in porta e 2 gol realizzati. Tanta attenzione difensiva e un atteggiamento volto al non subire alcuna rete per riaprire il match. Insomma, la classica partita di una qualsiasi squadra di Antonio Conte.

Nonostante questo, il Milan non è riuscito a scalfire la difesa azzurra se non su errore degli ospiti. La squadra di Fonseca è apparsa "dominante", questo termine non è casuale e si riferisce solo e soltanto allo sterile possesso palla, ma davvero poco pericolosa. Mancavano alcune pedine fondamentali, è vero, ma siamo così sicuro che con Theo e Reijnders in campo il risultato sarebbe stato diverso?


Basta con gli applausi

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Passiamo poi ai tifosi rossoneri. Sostenere, incoraggiare e cantare per la squadra fa parte di questo sport e mai nessuno dibatterà. Tuttavia, la situazione che vive il Milan dovrebbe far scattare qualcosa nell'animo rossonero. Il Milanismo è scomparso e ci si accontenta di una discreta prestazione all'interno di una sconfitta. Il Milanismo è scomparso e non vi è alcuna traccia di contestazione, o di fischi, per coloro che hanno trascinato il Milan in questo stato. Oramai viviamo di proclami, come lo Scudetto inneggiato in estate, e ci compiacciamo alla sola idea di poter lottare per i vertici.

Torniamo alla realtà. Guardiamo la classifica, ascoltiamo le dichiarazioni, osserviamo ciò che succede in campo: il Milan è la più brutta copia di sé stesso. Dimentichiamo la squadra che ha vinto il 19esimo scudetto, dimentichiamo la magica atmosfera che c'era a San Siro. Pensiamo, invece, agli acquisti fatti questa estate, all'assenza di comunicazione, all'ingaggio di ex campioni che non fanno neanche parte dell'organigramma rossonero. Non fatevi confondere dai discorsi sui bilanci, dagli incredibili progetti per un nuovo stadio, che tarda e tarderà ad arrivare, o dai programmi a lungo termine: al Milan "si vince", non "si vincerà". Basta agli applausi dopo una sconfitta, basta alle scuse per chiunque. Serve una scossa e deve arrivare da chi vive davvero per i colori rossoneri: i suoi tifosi. LEGGI ANCHE: Milan, Pellegatti: "Allegri? Devo vedere con i miei occhi". Una domanda su Cardinale