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Panchina Milan, perché scegliere De Zerbi? Modulo, mentalità e…

Francesco Aliperta Redattore 
Fra i vari profili accostati al Milan c'è anche quello di Roberto De Zerbi: andiamo dunque ad analizzare i suoi pro e i suoi contro

Ed eccoci qui, nuovamente e forse ancora per un po', a parlare dei profili accostati alla panchina del Milan. Sembra proprio che trovare il degno successore di Stefano Pioli stia diventando un atto titanico, un continuo di valutazioni, analisi, casting e provini. Ovviamente non ci troviamo nulla di sbagliato, la società rossonera si ritrova di fronte un crocevia molto importante e che può, radicalmente, influenzare il futuro non solo della squadra ma di tutto il club.

La sommossa social dei tifosi rossoneri ha fatto, però, riflettere parecchio. Il desiderio comune è quello di portare a Milanello un tecnico che possa guidare la squadra verso vittorie e successi, dunque evitando "scommesse" o allenatori "normali". Il popolo chiede a gran voce Antonio Conte: un nome, una garanzia. Tuttavia, sempre secondo quanto ci risulta, le quotazioni dell'ex tecnico del Tottenham rimangono davvero molto basse. E allora chi sarà questo tanto atteso nuovo coach del Milan? Dovremo attendere, ma intanto si fa largo lui: Roberto De Zerbi.

Perché ingaggiarlo?

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Attorno a De Zerbi vi è una narrazione sbagliata. "A lui non importa di vincere", "fa giocare bene le sue squadre sì, ma i trofei dove sono?". Ecco, prima di sentenziare in questo modo andiamo a leggere le squadre di cui è stato allenatore: Foggia, Palermo, Benevento, Sassuolo, Shaktar e Brighton. Con queste tre ultimi club, in particolar modo, De Zerbi è stato autore di un lavoro di pregevole qualità, donando loro un gioco spettacolare e bussando alle porte dell'Europa.

Il tecnico bresciano merita una grande opportunità. Un Top Club nel quale mettere in pratica i suoi brillanti concetti relativi al calcio moderno. Se vi troverete, in questi giorni, a discutere di De Zerbi non dimenticate mai un concetto semplice ma spesso sottovalutato: un allenatore necessita, sempre, di misurare il successo in relazione ai giocatori che allena.


I pro

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L'arrivo di De Zerbi al Milan sarebbe la chiusura di un cerchio. Lui, cresciuto nelle giovanili rossonere proprio quando il Diavolo dominava in Italia e in Europa. Nella sua idea di calcio è radicata la stessa concezione che aveva il Milan di allora: vincere giocando bene. Tuttavia, potremmo anche escludere la filosofia calcistica e parlare di una sola cosa: il Milanismo puro.

Cercando di rimanere sul campo, però, De Zerbi avrebbe a disposizione non una squadra da plasmare, ma da smussare. Il modulo di partenza potrebbe essere il 4-2-3-1 così come il 4-3-3, senza dimenticare che le stesse stelle rossonere risultano perfettamente adatte a lui: da Maignan a Theo Hernandez fino a Leao. Movimenti senza palla, occupazione ragionata del campo e gestione dei ritmi: spettacolo a San Siro!

I contro

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Ci sono, purtroppo, da sottolineare tante defezioni a livello difensivo. De Zerbi, infatti, tende a far difendere le proprie squadre in proiezione offensiva, lasciando molto spesso lunghi spazi per contropiedi veloci. Un film già visto in queste ultime stagioni, insomma. Vi sarebbe da fare, dunque, un lavoro certosino su alcuni difensori, permettendo loro di maturare tatticamente e diminuire, di parecchio, la soglia d'errore. Tale processo, però, rischia di richiedere del tempo che il Milan potrebbe non avere. De Zerbi è l'allenatore perfetto per un progetto a medio/lungo termine, non esattamente ciò che chiedono a gran voce i tifosi rossoneri. LEGGI ANCHE: Panchina Milan, Ibrahimovic aveva detto sì a Lopetegui: il retroscena >>>


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