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Milan, Pioli: “Il calcio è arte, non scienza. Troppo poco spazio ai giovani”

Stefano Bressi

Pioli, allenatore del Milan, ha parlato all'Università Statale Milano di molti argomenti. Ecco quindi tutte le sue parole.

Dopo l'allenamento di questa mattina, Stefano Pioli, allenatore del Milan, è stato ospite dell'Università Statale di Milano, dove ha parlato agli studenti. La conferenza è iniziata con uno scambio di doni: all'allenatore la cravatta dell'università, mentre al Rettore la maglia di Zlatan Ibrahimovic, svedese classe 1981 e giocatore più rappresentativo. Ecco le parole di Pioli: "Un piacere e un onore essere qua. Da giovane non ne ho avuto la possibilità o forse non me lo sono meritato di essere all'università. L'esperienza mi ha permesso di adattarmi alla crescita del calcio. È stato un percorso lungo ma necessario per capire tante cose. Tutte le esperienze che ho fatto mi sono servite di arrivare fin qua, ma devo farne ancora tante. Quando ero alla Salernitana avevo portato solo una persona con me, ora ho uno staff di dodici o tredici persone".

Su Astori: "L'esperienza vissuta con la morte di Astori ci ha toccato veramente. Mi ha migliorato come allenatore nel senso di vicinanza. Nessuno poteva prevederla e ho sentito il bisogno di stare vicino ai miei giocatori. Li ho conosciuti e apprezzati ancora di più rispetto a quello che pensavo prima. Ascoltarli e parlare con loro è molto importante per il nostro lavoro".

Dal 5-0 con l'Atalanta allo Scudetto: "Per la rinascita del Milan è stata importante la società. Abbiamo avuto a disposizione un gruppo giovanissimo. Loro hanno bisogno di esempi e noi abbiamo cercato di esserlo in professionalità lavorando al meglio e con una determinazione importante".

Sui giovani: "Tema che andrebbe sviluppato più in profondità. Quando faccio la formazione non sto a vedere la carta d'identità; dev'essere il club, il settore giovanile a determinare una cultura. All'estero ci sono rose in prima squadra con un numero inferiore: se ho tanti giocatori a disposizione, il giovane deve scavalcare molti compagni per essere titolare".

Sui Mondiali: "Strutturare il post Mondiale non sarà facile perché è la prima volta. Avremo 6/7 giocatori che partiranno. Sarà una gestione soggettiva, rispetto a quando torneranno. Dovremo capire quanti giorni di riposo gli serviranno, ma il campionato inizia comunque il 4 gennaio. È un discorso diverso rispetto al Mondiale estivo, qui abbiamo molto meno recupero. Faremo una settimana a Milanello poi dieci giorni a Dubai dove faremo amichevoli. Sarà complicato ma stimolante. Importante è che la squadra rientri dai Mondiali in un gruppo ancora con ambizioni".

Sull'assenza dell'Italia: "Non credo che sia colpa del campionato italiano se l'Italia non c'è. Le squadra italiane stanno tornando al livello di un tempo".

Gli obiettivi rossoneri: "L'obiettivo con il Milan è continuare a crescere sia in Italia che in Europa, perché siamo il Milan, perché siamo una grande società. Dopo lo Scudetto ho trovato la squadra più determinata. Se ho rinnovato è perché intravedo un percorso futuro di una squadra che può salire. Non so continuare a vincere, ma a livello di mentalità e di gioco".

Sulla carriera: "Nella mia carriera ho avuto tante situazioni difficili ed esoneri. Ho fatto anche tante annate positive, che sia salvezza o scudetto. Mi sono portato via delle convinzioni da entrambe le situazioni e mi ha portato ad essere l'errore che sono adesso".