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Milan, ancora #PioliOut? I pro e i contro di un cambio in panchina

Chiaro che il primo vantaggio di un cambio in panchina abbia un fattore prettamente mentale. Nuovo allenatore, nuovo staff, nuovi metodi di allenamento. Cambiano le abitudini, cambia la quotidianità all'interno della squadra. Ci sarebbe, però, da fare un'analisi tattica, poiché ogni tecnico ha le proprie idee e non sempre coincidono con quelle del predecessore. Stefano Pioli ha plasmato la base di questo Milan, ha inculcato nei giocatori un certo tipo di calcio e di filosofia. Qualora arrivasse, per esempio, un sostituto che predilige il possesso palla, allora, la squadra dovrebbe letteralmente ricominciare da zero.

Si ricomincia da zero

Il che, poi, non sarebbe neanche un male. Dopotutto, uno dei capi d'accusa a Pioli ha una matrice tattica. Troppa verticalità, troppe corse a vuoto e reparti slegati fra di loro. Qualora arrivasse un nuovo allenatore, questo lavorerebbe per prima cosa sulla fase difensiva: 14 gol subiti in 12 giornate di campionato sono troppi, quasi 1 di media a partita, e si sa quanto la retroguardia conti in Serie A. Concludiamo, poi, sul lato personale. Volendo escludere le voci che parlano di uno spogliatoio che rema contro il suo stesso allenatore, il gruppo rossonero dovrebbe confrontarsi con una persona nuova, ricreare un rapporto, farsi notare ed apprezzare.

Carlo Ancelotti è l'esempio più alto in questo caso. Tutti i giocatori che ha allenato conservano un ottimo ricordo di lui, prima come uomo che come tecnico. Il Milan non è una società di sprovveduti e andrebbe a scegliere un profilo adatto anche a queste dinamiche. Insomma, un nuovo allenatore porterebbe con sé una sferzata di aria fresca, ma non è detto che la scintilla scoppi immediatamente...

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