Stefano Pioli è ormai destinato a lasciare la panchina del Milan, ma il suo addio è da celebrare con cori e applausi
A meno di clamorosi colpi di scena, Stefano Pioli non sarà più l'allenatore del Milan. Il tecnico parmense guiderà il gruppo rossonero nelle ultime due partite di campionato e poi, dopo 5 stagioni, le due strade si divideranno. Un percorso lungo, iniziato dal basso fino ad arrivare ai traguardi più elevati: uno Scudetto e una semifinale di Champions League.
Pioli, Pioli e ancora Pioli. Negli ultimi mesi abbiamo scritto, letto e sentito solo di lui. Dalle critiche alle difese fino alle colpe e i meriti. Nell'immaginario collettivo del tifo rossonero, Pioli è stato il condottiero di una squadra non certamente adatta a vincere il tricolore e, ancor meno, di giocarsi il pass per una finale di Champions League. Prima ancora, però, Pioli sarebbe dovuto essere un semplice traghettatore, di un certo Ralf Rangnick presto sparito, poi diventato un Normal One e infine il collante di un sistema che funzionava nonostante tutto.
Ci sono alcune tappe che, magari fra qualche anno, faranno scendere non poche lacrime: gli infiniti rigori contro il Rio Ave, l'immeritato pareggio all'Old Trafford, la vittoria di Bergamo firmata Kessié, il derby di Giroud, il gol di Tonali contro la Lazio, la festa al Mapei Stadium e il derby europeo contro il Napoli. Un giorno, quando vi ritroverete a ricordare queste partite, fatelo canticchiando una sola canzone: Pioli is on Fire.
Una nuova partenza
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Il calcio è fatto di cicli e quello di Pioli è giunto al termine. L'allenatore parmense non è esente da errori, tutt'altro, ma non ci sembra affatto il momento per elencarli. Stefano Pioli va salutato con cori e applausi, perché ha preso il Milan e lo ha riportato in alto.