In momenti come questi, nella mente di ogni tifoso rossonero riecheggiano le tanti frasi, i tanti slogan, le tante affermazioni fatte dalla società rossonera. Qual è la missione di RedBird? Qual è il suo progetto? Quali sono le sue intenzioni? Le risposte, in realtà, le abbiamo già. Gerry Cardinale ha acquisito il Milan per aumentarne il valore, attraverso mosse economiche e di marketing ben chiare, ma ha da subito messo in ombra il lato sportivo. Si vince con intelligenza, si ragiona come un gruppo e si mettono le fondamenta per un progetto a lungo termine. Perfetto, tutto chiaro, ma allora ci domandiamo il perché di alcune scelte volte a snaturare, e forzare, quelle dinamiche tipiche del calcio italiano e, in generale, del calcio europeo.


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Milan, sono troppe le lacune. Chi prende le decisioni? Ora serve chiarezza
Ci sono troppe lacune
—Partiamo subito forte, perché il famoso gruppo di lavoro non funziona. Non lo diciamo ora a causa dei risultati, ma lo ripetiamo da un momento ben preciso: dal licenziamento di Paolo Maldini e, spesso sottovalutato, quello di Frederic Massara. I due ex dirigenti rossoneri hanno posto le basi per la rinascita del Diavolo, prima con la qualificazione in Champions League e poi con la vittoria, a sorpresa, del 19esimo scudetto. Un processo sicuramente anticipato dal successo del tricolore ma che, come ogni percorso, ha vissuto alcune difficoltà nell'immediato. Ciononostante, il Milan raggiunse comunque una semifinale di Champions, seppur persa contro l'Inter.
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Ora, torniamo al licenziamento di Maldini e Massara. RedBird si insedia e decide di fare a modo suo. Scelta che, tenendo conto di una nuova proprietà, ci può anche stare. Saluta i due sopracitati e avanza con le sue idee senza, però, sostituirli davvero. Il primo vero grande errore di Cardinale sta proprio qui: sposta Furlani e Moncada nella speranza che possano ovviare a una chiara, e pesante, lacuna. Il risultato lo stiamo vedendo ora. Una squadra che cammina nel buio senza alcun riferimento, senza alcun ponte che possa fare da tramite a un proprietario spesso assente.
Cardinale, così, sceglie di richiamare un idolo dei tifosi. Ingaggia Zlatan Ibrahimovic ma questo, come sottolineato da lui stesso, non è un uomo del Milan, bensì di RedBird. Qual è il ruolo dello svedese? Cosa comporta la sua presenza? Quanto peso hanno le sue parole? Ce lo siamo chiesto spesso negli ultimi mesi ma si fatica a trovare una vera e propria risposta. Ibrahimovic presenzia alle conferenze, parla, a volte, con i giocatori ma appare come lontano, seppur lì in carne e ossa. Non si associa al Milan, ma solo come sé stesso. Funge da stendardo della tifoseria, e da ombrello alla dirigenza, ma il gioco dura poco, poiché anche gli stessi tifosi, dopo alcune sue uscite abbastanza discutibili, puntano il dito contro l'ex attaccante rossonero.
Serve chiarezza
—Serve organizzazione, serve un piano preciso, servono mosse adatte al calcio. Non siamo in America e né tantomeno in NBA. Nel mondo del calcio, a maggior modo in quello italiano, la chiarezza è a dir poco fondamentale. Al Milan serve una sterzata, in tutti i sensi, ma chi ha messo il club rossonero in queste condizioni deve assumersi le proprie responsabilità. In tutte le grandi aziende funziona così e anche nel Diavolo chi sbaglia deve pagare, che tu ti chiami Giorgio Furlani, Zlatan Ibrahimovic o Geoffrey Moncada non ha più importanza. LEGGI ANCHE: Milan, la stagione può dirsi conclusa. La squadra non c'è o non c'è mai stata >>>
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