Il Milan pareggi contro il Cagliari e piovono critiche nei confronti di Theo Hernandez: prima è toccato a Leao, ora è il turno del terzino
Inevitabile, proprio come accade da 4 mesi a questa parte. Il pareggio di Cagliari riporta a galla temi e pensieri già ben noti al pubblico rossonero. Se Leao, autore di una doppietta, non è affatto attaccabile bisogna trovare un nuovo obiettivo e chi meglio di Theo Hernandez? Il terzino francese è stato al centro di tante critiche: dal suo atteggiamento ai suoi errori.
Il nazionale francese ha certamente commesso degli sbagli, basta rivedere alcune marcature in particolare, ma definirlo come il male assoluto sembra alquanto esagerato. Ci teniamo a ricordarlo: Theo, così come Leao, Maignan, Pulisic e Reijnders, è parte di quei Top Player che il Milan non può permettersi di non schierare. Non si tratta di una giustificazione nei suoi riguardi, siamo i primi a sottolineare gli errori, ma si sta diffondendo una pratica che riguarda unicamente i rossoneri.
Concorso di colpa
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A ogni passo falso si cerca il principale colpevole, come se, ai fatti, ve ne fosse davvero solo uno. Se abbiamo dovuto sorbirci, per mesi, i tanti discorsi su un Leao non predisposto al sacrificio ora siamo costretti a leggere e sentire che Theo Hernandez vive di malumori: il rinnovo, i dubbi sul futuro, le richieste di ingaggio e un contratto ancora da discutere. Purtroppo, ma solo per alcuni, non si tratta di questo.
Il Milan che pareggia a Cagliari è la stessa e identica squadra che vince al Santiago Bernabeu. Il Milan che pareggia a Cagliari è la stessa e identica squadra che subisce prima un torto arbitrale, il primo gol di Zortea, e poi non solo recupera ma si porta anche in vantaggio con Abraham. Sulla rete del definitivo 3-3 vi sarebbero tante analisi da fare che non riguardano solo e unicamente Theo Hernandez. In primis l'ingenuità, poiché mancava ormai poco alla fine del match ma la squadra si è comunque trovata lunga e slegata nei reparti. Poi passiamo agli errori individuali, come quello di Okafor che, invece di marcare, passeggia tranquillamente fino all'area di rigore.