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Salvini: “Supercoppa morte del calcio. Gattuso…”

Matteo Salvini
Monta la polemica sulla Supercoppa Italiana in Arabia Saudita con alcuni settori chiusi alle donne. Ne ha parlato Salvini, che poi commenta anche il Milan.

Stefano Bressi

Continua la polemica riguardo alla Supercoppa Italiana tra Juventus e Milan che si giocherà a Jeddah il 16 gennaio . Ne ha parlato a Radio Radio il Ministro dell'Intero e tifoso rossonero, Matteo Salvini. Ecco le sue dichiarazioni.

Sulla Supercoppa: "È la morte del calcio e dei valori sportivi, di rispetto, di divertimento e di uguaglianza. Ditemi voi se la Supercoppa Italiana in nome del business e di qualche milione di euro va giocata a migliaia di chilometri di distanza in un Paese con dei problemi e in cui le donne non possono andare allo stadio a meno che non siano accompagnate. Da milanista, non guarderò la partita e mi vergogno di chi ha svenduto gli ideali sportivi al dio denaro. Mi ricordo che quando ero ragazzino vedevo la finale della Coppa del Mondo per club in Giappone in cui c'erano le trombette. Quello poteva essere divertente, ma andare a giocare in un Paese irrispettoso, illiberale, retrogrado, no. Mi aspetto la reazione delle femministe. Da milanista mi dispiace che la mia società sia corresponsabile di una vergogna simile. Io non sono presidente del Milan o della Juventus, ci avrebbero dovuto pensare prima. La Supercoppa Italiana si deve giocare in Italia e qualche milione di euro lo si può raccogliere in qualche altra maniera. Purtroppo però c'è questa cultura improntata sempre al guadagno, con il calcio spezzatino. Io rimpiango il calcio della domenica alle 15 con tre stranieri in campo. Ci son troppi soldi che girano intorno al calcio, che non sempre vengono gestiti con la trasparenza voluta o che arrivano alle federazioni di base. A me piacerebbe che questi soldi più che a pagare stipendi super di mega dirigenti, arrivino nei campetti di periferia. Mi farò promotore umilmente della Lega Calcio del fatto che i valori dell'Italia non vengano sacrificati per qualche manciata di milione di euro, portando il business in un Paese che non merita, in un Paese incivile".

Sull'ultras morto: "Farò una riunione all'Osservatorio sullo sport e sulla sicurezza al Ministero degli Interni lunedì, a proposito delle violenze fuori dagli stadi, per cercare di riportare quello che è uno sport a uno sport. Stiamo ragionando con le società sulla presenza degli ultras, perché ci sono quelle che hanno rapporti con 100 tifoserie pacifiche e organizzate, come e da chi rappresentare una componente fondamentale del calcio, che è il tifo organizzato, che non significa violento. Quello inglese può essere un modello da cui stiamo prendendo spunto, a partire dagli steward, a cui stiamo pensando di dare più responsabilità e poteri, fino a squalifiche a vita per chi si macchia di episodi di violenza. La responsabilità penale è personale, non ci deve andare di mezzo uno stadio intero o una curva. Occorre la certezza della pena. Sono convinto che il 99% della gente che va in curva sia gente per bene, ma chi compie reati bisogna avere la certezza che venga identificato e punito severamente".

Su come si augura il calcio in Italia: "Il calcio del futuro ha degli stadi di proprietà in cui i club possano essere responsabili dal lunedì alla domenica, con intrattenimento, ristoranti. Ci si liberi dalla schiavitù dei diritti televisivi, così come dalle tournée estive, che servono solo per arricchirsi e non alla preparazione atletica. Vanno gestiti in maniera diversa i soldi, io metterei anche dei tetti agli stipendi. Mi sembra un eccesso di cui pagano lo scotto i vivai. È business anche a livello dei ragazzini".

Su Gattuso: "Non fatemi fare polemiche nell'anno nuovo. Finché è allenatore del Milan, viva l'allenatore del Milan. Non fatemi parlare di altre scelte, perchè poi altrimenti viene fuori la polemica".

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