Il gioco dominante
—La Tournée estiva, c'è da ammettere, aveva illuso tutti. Gioco discreto, velocità e compattezza. Poi, una volta atterrati in Italia, eccoci tornare alle vecchie abitudini: linea alta, difensori che tentano in modo ossessivo l'anticipo e squadra spezzata in due. Il Parma riusciva a bucare la retroguardia rossonera con due semplici passaggi e non lo ha fatto neanche poche volte. Anzi, gli uomini di Pecchia hanno sempre approfittato degli enormi spazi alle spalle di Pavlovic, Tomori, Calabria e Theo Hernandez. Non citiamo a caso i quattro componenti della difesa del Milan, poiché hanno sbagliato tutti, nessuno escluso. Statici, senza idee e confusi. L'unica scintilla di speranza è arrivata dal solo Pavlovic, autore di un buon secondo tempo nonostante alcune scelte sbagliate, in particolar modo nell'impostazione.
Sottolineiamo, poi, che il pressing alto parte dagli attaccanti. Il tanto richiesto gioco dominante non è una conseguenza naturale della qualità presente nel proprio attacco. Puoi avere Leao, Pulisic, Okafor e Loftus-Cheek, ma se questi si piantano una volta persa palla allora diventa davvero dura rincorrere.
Crei tanto, ma segni poco
—Vogliamo aggiungere altro? Bene, il Milan fatica a segnare. Crea tanto, lo abbiamo visto anche contro il Torino, ma finalizza davvero poco. Esclusi gli errori difensivi, dei quali puoi anche prendere coscienza durante tutto l'arco della partita, diventa ancora più complicato se i tuoi attaccanti non concludono a modo. Okafor non può giocare come prima punta isolata, Leao deve assolutamente migliorare sotto porta, Loftus-Cheek continua a essere un corpo tattico estraneo ai più e la posizione di Pulisic, a destra, non gli consente di dare sfogo alle sue qualità.
"Siamo al sesto giorno su sette"
—Concludiamo, infine, con le parole di Zlatan Ibrahimovic. Ci chiediamo, in modo assolutamente oggettivo, se questo Milan sia davvero al sesto giorno su sette. Gli acquisti di Fofana, Emerson Royal, Pavlovic e Morata potranno anche aver aggiunto quei tasselli che mancavano ma, caro Zlatan, a questa squadra serve qualcos'altro.
Il problema non è solo tattico, con un appunto su un equilibrio perso da ormai quasi due anni, ma riguarda il carattere e l'atteggiamento. A rivedere alcune azioni sembra che i giocatori non abbiano il giusto mordente, la giusta voglia di fare una corsa in più. Appaiono affranti alle occasioni sprecate, si accasciano a terra dopo un contrasto non fischiato e si perdono in lamentele inutili. Il Milan che vinse il 19esimo scudetto non era la squadra più forte, non aveva i giocatori più forti né tantomeno l'allenatore più forte. Quel Milan era un gruppo unito, con tantissima voglia di sorprendere e di non mollare alle prime difficoltà.
Caro Zlatan, forse sarebbe meglio rifare i conti. In questo caso servono decisamente più di sette giorni. LEGGI ANCHE: Le pagelle post-partita dei rossoneri secondo la nostra redazione >>>
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