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Ma Pioli non era solo da piazzamento? Al Milan c’è chi se la ride…

Stefano Pioli Milan

Stefano Pioli e l'etichetta del non vincente da portare per troppo tempo come un macigno. La dirigenza del Milan ci ha creduto e ha avuto ragione

Renato Panno

Il 5 ottobre 2019 in casa Milan hanno già deciso il futuro di Marco Giampaolo: nonostante la vittoria in casa del Genoa, infatti, la dirigenza decide di esonerarlo dopo un deludente cammino fatto di 4 sconfitte e 3 vittorie in campionato. In quel momento arriva la sosta delle Nazionali, utile per le valutazioni in merito al suo successore. La prima scelta è Luciano Spalletti che, ancora sotto contratto con l'Inter, non trova l'accordo per la buonuscita. E allora ecco arrivare una scelta all'apparenza impopolare, un allenatore che ha dalla sua tanta gavetta ma nessun titolo all'attivo: il suo nome è Stefano Pioli.

L'allenatore, reduce da un esonero con la Fiorentina, viene accolto come peggio non potesse immaginare. Sui social, ancor prima del suo debutto, spopola l'hashtag #PioliOut, che dice tutto su un popolo impaziente e, suo malgrado, disabituato alle vittorie. L'impatto di Pioli, effettivamente, non è dei migliori come suggerisce la famosissima debacle di Bergamo che ha rappresentato però la svolta decisiva. Da qui gli acquisti di Zlatan Ibrahimovic e Simon Kjaer, il post-lockdown e tanti risultati positivi portati a casa. Seppur in uno scenario di miglioramento oggettivo, Pioli deve fare i conti con il fantasma di Ralf Rangnick, designato da Ivan Gazidis come l'uomo giusto per il nuovo ciclo rossonero. Le tante vittorie, però, portano ad un dietrofront che ha fatto le fortune del Milan.

Arriva il rinnovo per Stefano Pioli e, nella stagione successiva, il secondo posto e il ritorno in Champions League. L'Europa che conta è soltanto il preludio di una cavalcata eccezionale che, alla fine di questa stagione, ha portato alla conquista del 19° scudetto, a distanza di 11 anni dall'ultimo. Una rivincita meritata, rivendicata con educazione e con una dedizione al lavoro lodevole. Il tecnico rossonero non era una seconda scelta, uno da 'piazzamento' e un perdente? La dirigenza, ancora una volta, ci ha visto più lungo dei detrattori, con il tempo che non ha fatto altro che darle ragione. La crescita è stata evidente, graduale e, giustamente, premiata dai piani alti del Milan. Non si è puntato però solo sul Pioli allenatore ma, come spesso ha affermato Gazidis, al Pioli uomo. Una mossa vincente, contro tutto e tutti. Ancora una volta. Milan, le top news di oggi: Botman a rischio, Lazetic in prestito?

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