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Dal nostro inviato a Lecco, Luca Fazzini
Nuova avventura per Adriano Galliani, impegnato in piena campagna elettorale in vista delle elezioni al senato del prossimo 4 marzo per 'Forza Italia', a supporto di Silvio Berlusconi. Presente al NH Hotel di Lecco nella sua prima uscita pubblica in veste politica, l'ex ad rossonero ha raccontato i suoi 39 anni al fianco di Berlusconi, di cui 31 nel Milan. Queste le dichiarazioni raccolte dai microfoni di Pianetamilan.it: "Prima di incontrare il presidente avevo un'impresa elettronica-industriale, dove trasmettevo alcuni segnali televisivi, ero uno dei tanti imprenditori brianzoli. Io fornivo TeleMilano58, la sua emittente. Mi chiese se potevo aiutarlo a costruire tre reti televisive nazionali, perché voleva competere con le stesse forze della Rai. Mi disse che avrebbe comprato metà delle mie reti. Parte così la nostra avventura insieme e nasce qui la storia del Milan. Io ero vice-presidente del Monza e gli dissi che dovevo comunque avere del tempo per seguire il Monza in casa e in trasferta. Mi diede l'ok. In quegli anni lui era già tifoso del Milan, che andò per due volte in Serie B e affrontò il Monza. Quando decise di comprare il Milan, nel dicembre 1985, considerò me il suo amico più esperto di calcio".
L'arrivo della squadra in elicottero all'Arena Civica: "Il 20 febbraio 1986 acquistammo il Milan, che era vicino al fallimento. Il 18 luglio Berlusconi propose di far arrivare i giocatori in elicottero all'Arena Civica. Io avevo appena visto Apocalypse Now, con la colonna sonora delle Valkyries, e feci sì che quella fu la musica".
Le qualità di Berlusconi: "La più grande qualità di Silvio Berlusconi è l'essere innovatore. Ha circuiti mentali che sono avanti rispetto agli altri. Ha sempre curato ogni minimo particolare. Per me è come un grande professore, ho provato a prenderne il meglio".
Il Milan di Sacchi: "Precedentemente le squadre vincevano all'italiana, con la difesa e il contropiede. Noi decidemmo di prendere Arrigo Sacchi, che non aveva mai allenato in Serie A. Avevamo affrontato in amichevole e in Coppa Italia il suo Parma, fummo sorpresi da quanto giocava bene".
Il primo Milan: "Nel luglio 1987 Berlusconi disse che voleva vincere tutto entro due anni e mezzo. Il primo anno vincemmo lo Scudetto, il secondo la Coppa dei Campioni, il dicembre successivo la Coppa Intercontinentale".
I trofei più belli: "I trofei sono come l'amore, il primo non si dimentica mai. Il più bello è però il 4-0 sulla Steaua a Barcellona, nel 1989. Ogni squadra aveva 40.000 biglietti disponibili per i propri tifosi. Andai a Bucarest e proposi ai dirigenti della Steaua di comprare tutti i biglietti. In Romania c'era ancora Ceausescu e c'erano problemi ad uscire dal paese. Li comprai e tornai a Milano, vendendoli ai tifosi. Lo stadio era tutto rossonero".
La decisione di ritirare la squadra a Marsiglia: "Nel 1989 a Belgrado scese una nebbia che fece sospendere la partita. Stavamo perdendo, ma a quei tempi non si riprendeva dal risultato in campo. Pensavo fosse un segnale di Dio. Qualche anno dopo, pensai che i riflettori di Marsiglia fossero un altro segnale di quel Dio e decisi quindi di ritirare la squadra, anche perchè i tifosi - allo spegnimento delle luci - credettero che la partita fosse finita, venendo a bordo campo. Giocammo in una situazione irregolare. Ci sperai, ma ci squalificarono".
La top 3 dei giocatori: "Il primo è senza dubbio Van Basten, che per me è come la Madonna. Poi c'è Baresi, seguito da Kakà, che ha fatto cose straordinarie. Ma anche Maldini e Weah, sono tantissimi".
Le trattative di mercato: "Ho sbagliato tanti giocatori. Non ci sono errori e meriti, c'è molta buona sorte. Qualche giocatore ha reso meno del passato, e viene considerato un mio errore. Un anno siamo andati malissimo perché 7 dei nostri giocatori si erano divorziati. I giocatori non sono automobili".
La nuova sfida politica: "Non ho mai pensato di lasciare Silvio Berlusconi. Lui è convinto che io possa far bene in politica. Lui dice che io sono un uomo del fare".
La differenza tra l'avvocato Agnelli e il nipote Andrea: "Andrea è un ragazzo che stimo e si applica. L'avvocato era il re d'Italia".
La politica e lo sport: "In Italia ci sono tanti problemi da risolvere. Credo che se avremo i numeri, dovremo fare anche molto altro, tra cui diminuire le tasse e i vincoli con l'Europa".
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