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Milanello: Ivan Gazidis, Leonardo, Paolo Maldini e Gennaro Gattuso del Milan (credits: acmilan.com)
Come era facile prevedere dopo il fallimento della corsa al quarto posto Champions, al Milan parte una nuova rivoluzione: a breve l’annuncio ufficiale dell’addio di Gennaro Gattuso e di Leonardo, Paolo Maldini ci sta pensando. Sarà l’ennesima rivoluzione, la terza in tre anni. Volendo anche la quarta in cinque anni, se si pensa che nella penultima stagione berlusconiana, Adriano Galliani – con una serie di acquisti, da Bertolacci a Romagnoli – tentò un rilancio che si è è poi rivelato dannoso per il bilancio e i per rapporti con l’Uefa.
Una rivoluzione necessaria. Ma è una rivoluzione – per una volta – che ha contorni della necessità. Dopo essere entrata in corsa all’inizio della scorsa estate (ma sembra passato un decennio!), Elliott ha sicuramente commesso una serie di errori. Ha provato a fidarsi di chi c’era già, si è fatto consigliare da Paolo Scaroni che era già nel cda, il quale grazie ai buoni rapporti con Galliani, ha consigliato Leonardo e quindi Paolo Maldini. Ha fallito il quarto posto, non ha ancota inciso sul lato dell’aumento dei ricavi.
Fare tesoro dei tanti errori. Ma non ha funzionato l’alchimia generale. Con ricadute evidenti in ogni settore: la retrocessione della Primavera, l’addio polemico di Carolina Morace, il fallimento in Europa League, il quarto posto sfumato. E ora, azzerando di fatto il vertice tecnico (Maldini sta decidendo il da farsi in queste ore, ma potrebbe restare…), Elliott vuole ricominciare da capo. Sarà un anno perso? Dipende: se avrà fatto tesoro degli errori potrebbe essere anche un vantaggio. A ricostruire ci penserà ovviamente Ivan Gazidis che diventa così il padre-padrone del Milan e che deciderà il nuovo organigramma: dai nomi che emergeranno si capirà se l’uscita di scena di Ma andiamo con ordine.
Gattuso aveva già deciso. Come ricostruito dal collega Enrico Currò su Repubblica edizione on line, Gattuso è stato il centro di gravità del Milan in questi mesi. Arrivando a un solo punto dalla Champions. Un lavoro che gli viene riconosciuto anche dalla proprietà. Ma come ricostruito dal Bollettino a suo tempo, il divorzio era già deciso da entrambe le parti. Gattuso ha spiegato che non condivide la scelta della società di ricostruire la squadra puntando sui giovani under 23, ma scelti prima che “esplodano”. Vuole migliorare il suo “score” e per farlo ha bisogno di uomini di esperienza. Inevitabile, allora, la separazione. In realtà, anche Elliott ha qualche dubbio: fino al derby di ritorno c’erano tutte le condizioni per raggiungere la Champions. Il crollo delle sette giornate successive sono in parte responsabilità anche dell’allenatore.
Leonardo, giudizio negativo. Meno rimpianti da parte di Elliott per l’addio di Leonardo. Anzi, nei suoi confronti il giudizio è negativo. La proprietà si è fidata. E' vero che non gli ha fatto ingaggiare Ibra e Fabregas, ma ha speso per Piatek e soprattutto Paquetà. Inoltre, l’ex campione brasiliano è andato in contrasto con tutte le altre anime della società: dalla Morace a Gattuso. Anche a lui viene imputato di non essere riuscito a intervenire per risollevare la squadra nel momento più difficile. Non per nulla, nella sua lettera resa pubblica subito dopo la partita contro la Spal, Ivan Gazidis ha ringraziato soprattutto lo “straordinario” comportamento dei tifosi: a San Siro non si vedevano così tanti spettatori da dieci anni a questa parte. In pratica, si riparte dai “milanisti”.
Ma Gazidis ha le idee chiare? Fin qui, quanto è accaduto. Ma ora? E’ chiaro che Gazidis e la famiglia Singer dovranno dimostrare di avere veramente un progetto e di non essere in balia degli eventi. In base ai nomi del prossimo direttore sportivo e dell’allenatore – e da quanto ci separa dall’annuncio – si capirà se il progetto è stato costruito per tempo o se si è dovuto improvvisare in base a quello che si trova sul mercato. Per il Bollettino è giusto ripartire dalle fondamenta, con un programma di 2-3 anni, con giovani di qualità, di temperamento e sportivamente “intelligenti” (in cui non deve mancare un nucleo italiano). Anche perché lo impone l’accordo che Elliott tenterà con l’Uefa: avere un anno in più per raggiungere il pareggio di bilancio significa anche dimostrate che le spese per i calciatori cresceranno in parallelo con l’aumento dei ricavi. In pratica: Elliott non può più sbagliare se vuole che il suo investimento renda nei prossimi anni. La garanzia per i tifosi è semplicemente questa.
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