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Serie A, che pasticcio della politica! Mai applicata la legge pro giovani …

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Grande pasticcio della politica, che negli ultimi anni non ha mai applicato una legge pro giovani in Serie A
Fabio Barera Redattore 

Negli ultimi giorni uno dei temi più caldi per quanto concerne il calcio italiano è senza dubbio la decisione di annullare la proroga al Decreto Crescita. Una decisione accolta comprensibilmente male dai dirigenti dei club del massimo campionato. E, soprattutto, l'ennesimo pasticcio della politica negli ultimi anni. Sì, perché ce n'è un altro, forse ancora più grave, che è passato inosservato, e che riguarda l'impiego dei giovani in Serie A.

La Legge di Bilancio 2018, approvata a gennaio 2019, annunciava la modifica della Legge Melandri, per altro la seconda in pochi anni, con l'inserimento del cosiddetto 'radicamento sociale'. Questo introduceva di fatto un criterio in più per la divisione dei ricavi da diritti tv, da calcolare in base ad audience e presenza allo stadio. E alzava la quota da distribuire in parti uguali dal 40% al 50%. Gli introiti venivano quindi divisi così:


  • 50% in parti uguali tra tutti i club;
  • 30% in base ai risultati sportivi (15% legata ai risultati dell’ultimo campionato, 10% sui risultati degli ultimi 5 campionati precedenti all’ultimo, 5% legati ai risultati storici);
  • 20% in base al radicamento sociale (8% audience tv e 12% spettatori allo stadio).
  • Serie A, quella legge sui giovani mai applicata...

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    Nel 2019 ecco però una seconda modifica, che incentivava l'utilizzo dei giovani in Serie A ed inseriva una quota almeno del 5% dei ricavi da distribuire in base ai 'minuti giocati nel campionato di serie A da giocatori di età compresa tra quindici e ventitrè anni, formati nei settori giovanili italiani e che siano tesserati da almeno trentasei mesi ininterrotti per la società presso la quale prestano l’attività sportiva. Comprendendo nel computo eventuali periodi di cessione a titolo temporaneo a favore di altre società partecipanti ai campionati di serie A o di serie B o delle seconde squadre partecipanti al campionato di serie'.

    La nuova legge quindi, prevedeva la seguente divisione dei ricavi provenienti dai diritti tv:

  • 50% in parti uguali tra tutti i club;
  • 28% in base ai risultati sportivi;
  • 22% in base al radicamento sociale (di cui almeno il 5% legato al minutaggio dei giovani).
  • C'era però una postilla in questa riforma, che prevedeva un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per rendere effettiva questo cambiamento. Un DPCM che, però, non è mai arrivato e ha di fatto reso inutile la riforma, che al contrario poteva dare tanti vantaggi ai club di Serie A per l'utilizzo dei giovani. LEGGI ANCHE: Mercato Milan, dal 2024 caccia ai giovani italiani: i potenziali obiettivi >>>

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