Non c'è identità
—Fonseca non riesce a dare una vera identità a questa squadra. Tanti, anzi troppi, i cambi per ogni match. Non esiste gerarchia, non esiste un gioco riconoscibile. Il Milan si affida alle qualità dei singoli e tiene in panchina i migliori (perché non far giocare Leao dal primo minuto?), salvo poi richiamarli affinché portino a proprio favore le sorti della partita. Questa squadra non gioca un calcio adatto alle proprie caratteristiche, tornando sempre su un concetto che, purtroppo, è ben lontano dall'ossatura del gruppo.
Il calcio dominante non fa per il Milan, o almeno questo Milan. Dispiace per Fonseca, così come per Ibrahimovic, ma i rossoneri hanno la necessità di cambiare spartito tattico. Nel momento in cui c'è da fare la partita, il Diavolo subisce e spesso crolla. Al contrario, quando c'è da difendersi e ripartire, il Milan risplende, mettendo in mostra tutte le sue qualità.
E allora, ci chiediamo, perché non optare per un atteggiamento più difensivo? Non proponiamo certamente una difesa a 5 e 11 uomini dietro la linea del pallone, ma un approccio più conservativo. Lo abbiamo visto contro lo Slovan Bratislava, ma anche contro Torino, Lazio, Parma, Napoli, Cagliari e Fiorentina: il Milan non può difendere con un baricentro alto. In ogni sfida gli avversari riescono sempre a evidenziare i difetti difensivi dei rossoneri, lanciati in avanti alla ricerca di un calcio che, sinceramente, tanto spettacolare non è.
© RIPRODUZIONE RISERVATA