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Theo e Leao: messaggio a Fonseca o al Club? Ibra faccia come Berlusconi

Matteo Ronchetti Direttore responsabile 
L'ammutinamento di Theo e Leao è un segnale a Fonseca o alla società? Ora che farà Ibrahimovic? Serve un segnale forte

E’ tutto molto sconfortante e deprimente. Dopo appena tre giornate, il Milan è già in crisi. In crisi di gioco, di risultati e di identità. E’ una squadra smarrita, con uno spogliatoio fragile e spaccato, una dirigenza lontana e silenziosa. Non si fa nulla neanche per salvare il salvabile, almeno le apparenze.

L’ammutinamento di Theo Hernandez e Leao al cooling break della squadra è stato un segnale di frattura clamoroso, evidente, mediatico. Il francese ha spiegato a fine partita di non avere nulla contro Fonseca e i compagni, ma il buco è più grande della pezza. Ormai il danno era fatto. Il messaggio è arrivato e si è infilato come una lama nel costato del Milan. Sembravano dire: ‘Non siamo contenti’. Un messaggio all’allenatore o alla società?

In tutto questo Zlatan Ibrahimovic ieri non era presente allo stadio per Lazio-Milan. La sua assenza è stata notata e ha fatto rumore. Con un Milan in evidente difficoltà e con un allenatore da sostenere e spalleggiare, ci si aspettava maggiore vicinanza. E invece..

I nostalgici di Maldini hanno già ripreso fiato, ricordando coretti di scherno, come ‘Questa non è Ibiza’.

Sembrano passate 35 giornate, ma sono appena 3. Eppure c’è lo stesso clima di sconforto e confusione di fine stagione. E ci si chiede come sia possibile (ri)vivere una situazione di questo tipo. Già a gennaio si era capito che il destino di Stefano Pioli era segnato. C’era tempo, tanto tempo, per riflettere, programmare e costruire su basi certe e solide. Ma a poche settimane dal via ufficiale della stagione 24-25, scopriamo che il Milan si è già impantanato e non c’è quell’unità di intenti che era logico aspettarsi.


Milan, Theo e Leao contro Fonseca? La sfiducia è al Club. E ora Ibra impari da Berlusconi

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A preoccupare non sono soltanto gioco e risultati, tattica e tenuta difensiva, ma la forte sensazione che una certa parte dello spogliatoio abbia mal digerito le scelte e i proclami della società. Come se non ci avesse rivisto sufficiente ambizione, come se non credesse nella possibilità di esibire il calcio dominante e vincente promesso dal Club. É come se avesse bocciato in partenza mercato e allenatore, senza neanche dargli una chances. E’ un rifiuto a prescindere. Un muro eretto su preconcetti.

Un segnale di sfiducia e scoramento che sembra indirizzato più al Club che al tecnico. In fin dei conti, non puoi bocciare chi non conosci. Molti giocatori hanno solo qualche settimana di allenamento con Fonseca: non possono aver maturato un rifiuto così netto in pochi giorni.

Ora, starà alla dirigenza intervenire internamente. Se il Milan crede in Fonseca, dovrà sostenerlo. Con forza e risolutezza. Come Berlusconi fece con Sacchi a suo tempo. Paragone improvvido, mi rendo conto. Ma o ci credi o non ci credi. Non si può lasciare spazio a dubbi o incertezze. Altrimenti, sappiamo già come andrà a finire... LEGGI ANCHE: Milan, sei gol in fotocopia: la rivoluzione di Fonseca ha solo creato dissidi >>>