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Pagelle Milan, i voti del Corriere della Sera alla stagione: Tonali simbolo

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Le pagelle del Milan vincitore del 19° Scudetto secondo 'Il Corriere della Sera' oggi in edicola. Voti e giudizi stagionali sui rossoneri

Enrico Ianuario

Il Milan ha vinto il 19° Scudetto della sua storia. Ecco le pagelle stagionali dei rossoneri secondo 'Il Corriere della Sera' oggi in edicola.

Maignan: 9. Gigio chi? Parate e personalità hanno subito scacciato il fantasma di Donnarumma. Portiere istintivo ma modernissimo, con piedi da centrocampista: il suo lancio lungo si è rivelato una formidabile arma tattica. Da solo ha preso non meno 7-8 punti.

Calabria: 7.5. Maturazione sbalorditiva: da scrupoloso terzino a esterno a tutta fascia. Meriterebbe più considerazione in Nazionale.

Tomori: 8.5. Leader assoluto della difesa, alla prima stagione in Italia ha subito preso confidenza con ambiente, campionato, avversari. Sullo scatto breve è l’incubo di ogni punta.

Kjaer 7.5. Fondamentale fino alla rottura del crociato a Genova, un’uscita di scena che poteva cambiare il senso della stagione del Milan. Così non è stato. Tornerà dopo l’estate.

Kalulu 7.5. Quando a gennaio non è arrivato Botman dal Lille per sostituire Kjaer, tutti erano convinti che in difesa si sarebbe creata una voragine. Tutti tranne uno: Maldini sapeva che Pierino era all’altezza.

Romagnoli 6.5. Stagione difficile per il capitano. Ha pagato gli infortuni, il contratto in scadenza, spesso la scarsa condizione.

Theo Hernandez: 8. Per quanto ormai lo conoscano tutti, in pochi riescono a stargli dietro. Ha segnato meno di una stagione fa, 4 gol fin qui contro gli 8 del 202/21, ma è migliorato moltissimo nella fase difensiva.

Tonali: 9. Sandrino è il simbolo più autentico di questo Diavolo che ha saputo miscelare talento, freschezza corsa, sacrificio. Ha preso in mano la squadra, non solo il centrocampo, trasmettendo a tutti la sua voglia di vincere. La frase «Io credo allo scudetto» l’ha ripetuta anche nei momenti più bui della stagione. Il gol all’Atalanta all’andata, quello al 92’ alla Lazio all’Olimpico e la doppietta a Verona sono tutte scene cult della stagione.

Bennacer: 8. Equilibratore eccezionale, finalmente quest’anno ha iniziato a calciare in porta: vedi il clamoroso gol vittoria a Cagliari.

Kessie: 7.5. La telenovela del rinnovo, una promessa non mantenuta che San Siro non gli ha perdonato, lo ha scaricato mentalmente e agonisticamente. Buona fortuna.

Saelemaekers: 7. Corsa e anima. Non è un fenomeno, ma in questo Milan ha fatto il suo.

Messias: 7. Forse non sarà abbastanza per guadagnarsi il riscatto dal Crotone, che costa 6 milioni, non pochi, ma i suoi gol sono stati utili alla causa. Quello all’Atletico vale una carriera. La sua resta comunque una favola bella.

Brahim Diaz: 6.5. Ci sono stati due Brahim: illuminante fino a ottobre, poi la luce s’è spenta. In mezzo, un Covid pesante. Ma merita fiducia

Leao: 9. Non sempre «meravigliao», ma quanto è bastato per trascinare il Milan allo scudetto più imprevedibile della sua storia. In un anno, Rafa è finalmente sbocciato. Non che sia già al top, può crescere ancora, ma quest’anno è diventato tutto un altro giocatore. Anche davanti alla porta, finalmente.

Giroud: 8.5. La maledizione della maglia numero 9 è stata finalmente sfatata. Ma se Oliviero ha conquistato San Siro non è stato solo per le reti pesantissime nel derby e a Napoli, ma per la sua generosità: quante corse all’indietro.

Ibrahimovic: 8. La leadership, il carisma, non hanno età. Il resto sì. I quaranta si sono fatti sentire, molti gli infortuni, ha giocato più o meno la metà delle partite, dimostrando però che quando sta bene sa ancora fare la differenza, almeno in campionato. Ma la sua centralità in questa doppia impresa — la ricostruzione del Milan e il conseguente scudetto — è sotto gli occhi di tutti. Non esiste controprova, ma ne restiamo convinti: senza Ibra, nulla di tutto questo sarebbe reale.

Tatarusanu: 6.5. Una sola cosa, ma che cosa: il rigore parato a Lautaro nel derby d’andata.

Gabbia: 6.5. Otto presenze: affidabile.

Florenzi: 7. Due operazioni al ginocchio sarebbero abbastanza per rovinare una stagione, invece il jolly ha messo la sua esperienza al servizio del progetto e si è rivelato una risorsa.

Ballo Touré: s.v. Ha fatto la comparsa.

Krunic: 6.5. Soldatino: dove lo metti, sta.

Castillejo: 6. Due assist col Verona all’andata valgono la sufficienza stiracchiata.

Bakayoko: 5. Ai margini. Che delusione.

Rebic: 6. A lungo atteso, mai davvero protagonista. Lecito attendersi molto di più.

Maldini: 6.5. La rete di Spezia, con papà Paolo emozionato in tribuna, è un’immagine iconica non solo di questa stagione ma dell’intera storia del Milan: buon sangue non mente.

Pioli: 10. Iscrive il suo nome nell’elenco dei grandi allenatori della storia del Milan ed è giusto così, perché è stata davvero un’impresa: la sua non era la squadra più forte del campionato, ma è stata la migliore. Stratega, motivatore, tattico, psicologo: Pioli è stato tutto questo, senza mai perdere il suo understatement, la sua buona educazione, nemmeno dopo quei terrificanti errori arbitrali che avrebbero portato chiunque a dare di matto. «È bravo ma non è un vincente», dicevano. Eccola qua, la meritatissima rivincita del Normal One. Maldini pronto a chiudere subito un acquisto! Le ultime news di mercato >>>

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