Shevchenko è cresciuto a 200 km da Chernobyl e all’epoca del disastro nucleare abbandonò la casa con la sua famiglia per sfuggire agli effetti della contaminazione. Parlò di quella esperienza al Corriere della Sera.
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Chernobyl, Rush e il colonnello Lobanovsky: tanti auguri a Shevchenko
"I miei amici sono morti tutti. Non per le radiazioni, ma per l’alcol, la droga, le armi. Le crepe nel muro dell’Urss erano sempre più evidenti. Stava venendo giù tutto, il mondo dove eravamo nati si stava disfacendo. I miei amici, come tutta la mia gente, hanno smesso di credere in qualcosa, e si sono persi". Sheva fu salvato, in un certo senso, anche dal mondo del calcio.
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