Alla fine il sipario calò. In attesa di un nuovo atto, in un intervallo interminabile, condito dalle chiacchiere al bar con il braccio posato sul bancone. Il sorteggio ha parlato, così come lo ha fatto chiunque, dai più esperti fino a tutti i tifosi di Milan, Inter e Napoli che vedono aumentare le probabilità di vedere la propria squadra in una finale di Champions League. Un sogno italiano prima ancora che europeo, in un teatro magico che non ha spiegazioni. Il Dio del calcio forse ce lo doveva, da quei due Mondiali sfuggiti di mano, dal vanto di chi fa della moneta l’unica ispirazione e forza.
MILAN-NAPOLI
A Napoli (e non solo) sicuri, non c’è partita: Milan sfavorito e spernacchiato
La storia non scende in campo, è vero, poiché sul prato verde di San Siro e del Maradona ci andranno giocatori che da piccoli ammiravano le squadre italiane vincere ovunque. E allora gli occhi stanchi a riguardare quelle imprese, il viso pallido dei sognatori prima ancora di possibili eroi. Inter-Benfica e Milan-Napoli, due incroci storici per motivi diversi ma decorati dalla stessa aura di rivoluzione.
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Ci hanno screditato, criticato, offeso, reputati inferiori e definiti come punto di partenza e non di arrivo. Un’italiana ha eliminato il famoso Barcellona e giocato alla pari con il Bayern Monaco dello stratega, e da poco esonerato, Nagelsmann. Un’altra ha preso a pallonate squadre come Liverpool e Ajax, senza contare la doppia lezione di calcio all’Eintracht Francoforte.
L’ultima, invece, ha affrontato sé stessa, in una sfida al passato con giudice il proprio stadio, anziano spettatore di alcuni dei migliori giocatori di sempre. Tutte e tre hanno vinto, rievocando fasti lontani e ancora riecheggianti tra le vie di Napoli e Milano. Solo il tempo ci dirà se una di loro metterà piede ad Istanbul, ma pare che il destino abbia deciso ancora una volta di prendere un foglio bianco e intingere la penna nel calamaio. Pronto a scrivere un’altra pagina di storia.
Davide contro Golia
—Il titolone è ben servito, Milan contro Napoli, Davide contro Golia. In questo momento storico e calcistico, la squadra di Spalletti rappresenta di certo il gigante filisteo. Così come il feroce guerriero, infatti, gli azzurri sfidano e battono chiunque si presenti sul loro cammino. Sono forti, indomiti, privi di alcuna paura. Dall’altra parte, invece, c’è Davide, un giovane pastore che aveva grande fede. Senza voler scomodare alcuna metafora religiosa, potremmo comunque dire che il Milan rappresenta al meglio il piccolo israelita. Anche i rossoneri combatteranno senza armatura, pare caduta durante il mese di gennaio, e con solo delle pietre, oggetti grezzi e lavorati dalla natura. Mai ci fu un paragone meglio cucito di questo, come Theo Hernandez, Leao, Tonali, Bennacer, Tomori e Kalulu, piccole pietre che solo un anno fa erano costosi diamanti. Ora ci sono Osimhen, Kvara, Lobotka, Kim e Politano, fiori sbocciati in una primavera iniziata fin da agosto.
E allora via al dramma, Napoli campione di tutto per un -20 causato da tanti fattori. Napoli campione di tutto poiché la storia non scende in campo. Poiché le 7 Champions League mostrate a Casa Milan non valgono come dei gol. Potremmo andare avanti, spiegare i mille motivi per i quali il Napoli è favorito non solo contro di noi, ma per vincerlo questo trofeo dalle grandi orecchie. Eppure, chissà per quale assurdo motivo i ragazzi di Stefano Pioli scenderanno comunque in campo. Chissà come mai Maldini non chiuderà a chiave le porte di Milanello. Evitiamo questa umiliazione, una disfatta conclamata e predetta da tutti, fuorché dal campo. E allora no, in campo ci andranno, poiché la paura fa parte del gioco e noi, rossoneri fino al midollo, questo gioco vogliamo ammirarlo come abbiamo fatto nel 2003, nel 2005 e anche nel 2007. Nella sconfitta e nella vittoria, saremo lì a tifare una squadra che non ha più gli stessi giocatori di una volta, ma porta e porterà sempre lo stesso nome. Siamo il Milan, non un club qualunque, ma il Milan.
Ritorno al passato
—Il post Udine ha riaperto ferite passate. Il Milan sceso in campo contro i friulani è apparso lento, fisicamente e mentalmente, confusionario e incerto sia in attacco che in retroguardia. Il passaggio alla difesa a 3 sembrava poter essere il deus ex machina in grado di rimettere in piedi la stagione. Il sistema ha funzionato, seppur per sole 4 partite, mettendo in risalto Malick Thiaw, uno degli acquisti di una sessione di mercato estiva reputata come la causa di tanti mali. Con molta probabilità Stefano Pioli tornerà alle origini, a quel 4-2-3-1 che tanto ha fatto bene negli ultimi 3 anni. Ma, in questo caso, risulterebbe essere una mossa incoerente da parte dell'allenatore parmense, da sempre fautore di un concetto semplice quanto complicato: "Non conta tanto il modulo quanto la filosofia di gioco".
Non possiamo che fidarci di un tecnico che ha riportato lo scudetto dopo 11 anni sulla sponda rossonera, tuttavia, alcune scelte fanno ancora discutere. Non solo sul prato, ma anche tra le scrivanie dirigenziali. Il non aver trovato un degno sostituto di Kessié, così come il non aver rafforzato una fascia destra non all'altezza di quella sinistra saranno temi estivi molto caldi. Un ribaltone non sembra previsto, ma qualora il Milan riuscisse in questa, a detta di molti, "impresa" superando i quarti di Champions League, allora forse si potrà programmare molto meglio una campagna acquisti che necessita di ulteriori miglioramenti. Con grande pace di tutti coloro che vedono i rossoneri sconfitti e rivoluzionati, poiché contro il Napoli sarà impossibile uscirne vincitori, poiché la storia non scende in campo e gli azzurri sembrano, improvvisamente, già essere Campioni d'Europa. Calciomercato – Milan e Inter: per l’attacco obiettivi comuni
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